BEST PRACTICE IN DIALISI #OPI2919UD1102

Finalità

Il paziente sottoposto a trattamento dialitico richiede un elevata competenza da parte degli operatori sanitari, inoltre l’evoluzione delle metodiche dialitiche hanno notevolmente migliorato la sopravvivenza delle persone in trattamento. Infatti, i pazienti dializzati hanno un’età media sia dialitica che anagrafica con soggetti anziani affetti da più patologie che richiedono il ricovero in strutture divere, assistito da personale infermieristico competente ma non sempre in grado di gestire gli accessi per dialisi, fistole, cateteri venosi centrali e cateteri peritoneali.
Per eseguire un trattamento emodialitico cronico è indispensabile un accesso vascolare (AV) capace di garantire adeguati flussi ematici, l'efficacia dialitica è quindi direttamente dipendente da un AV ben funzionante che consenta un uso facile e ripetitivo.
Tutto il personale infermieristico, coinvolto anche indirettamente, nell’assistenza di un paziente dializzato deve conoscere le tecniche di monitoraggio dell’accesso ovvero: osservazione, palpazione e auscultazione della FAV, identificando precocemente possibili problematiche stenotiche e/o trombotiche. Saper attivare manovre di emostasi in caso di complicanze emorragiche, evitare attività cliniche che possano danneggiare la FAV e/o controllare che il paziente o altro personale di supporto non danneggi o ostacoli il suo buon funzionamento.
Nonostante la FAV sia il golden standard degli accessi vascolari esiste tuttavia una serie di condizioni che impongono, al fine di gestire una buona dialisi, il posizionamento di un CVC a lungo termine.
Attualmente l’incannulamento tramite uno o due cateteri di una vena centrale rappresenta il più rapido e facile accesso, idoneo a garantire un adeguato flusso ematico, per qualsivoglia trattamento terapeutico. Disporre di un valido accesso venoso facilita il processo assistenziale e curativo.
Ciò vuol dire che tutti gli infermieri, a prescindere dall’ambiente lavorativo, devono essere in grado di gestire un accesso venoso centrale e/o periferico avendo un ruolo fondamentale nell’informazione ed educazione dell’utente, nonché naturalmente nella cura dello stesso.
La dialisi peritoneale è una metodica dialitica che si integra con successo all’emodialisi e al trapianto nel trattamento sostitutivo della funzione renale. Questa terapia permette di togliere le sostanze tossiche che si accumulano nel corpo del malato nefropatico, utilizza il peritoneo come membrana dialitica, sottoponendola al contatto di un’apposita soluzione chiamata liquido di dialisi. Questa soluzione determina, attraverso i processi di scambio che avvengono nel microcircolo peritoneale, la possibilità di depurare, riequilibrare e allontanare tutte quelle scorie che si accumulano nel corso di malattia renale cronica. Nel programma di dialisi peritoneale prima dell’avvio, viene inserito un catetere in addome :dispositivo meccanico permanente per mezzo del quale è possibile accedere alla cavità peritoneale ed eseguire gli scambi dialitici. Il personale infermieristico ha il compito non solo di valutare il programma dialitico e i parametri clinici ma deve prestare attenzione allo stato psicologico e alla qualità di vita del pazienti, per questo dove è possibile si avvale di altre figure come lo psicologo, l’assistente sociale e il dietista.
La malattia non è esclusivamente un semplice danno d'organo, ma un processo dinamico in cui entrano in causa fattori socio-culturali che influiscono sul modo in cui la persona malata, la sua famiglia e la società percepiscono, vivono e rispondono ai sintomi e alla disabilità (Velez, E. & Ramasco, M. 2006). La persona che è affetta da una patologia, oltre ai sintomi e alla sofferenza corporea, deve affrontare una crisi che investe anche il suo ruolo, l’immagine di sé, l’autostima e il proprio progetto esistenziale (Bongiorno, A., Malizia, S., 2002).
L’instaurarsi di una relazione terapeutica è fondamentale per la qualità delle cure sanitarie sia per l’infermiere che le fornisce che per l’utente che le riceve (Stoddart KM, 2012).
La relazione con l’utente può risultare altamente stressante poiché comporta un gran coinvolgimento di energie, al fine di avere un’ottimale collaborazione terapeutica, un buon esito dell’educazione, un maggiore conforto e sostegno all’assistito che vive sentimenti dolorosi e difficili da contenere e gestire. Se non è ben gestita, la pressione su chi assiste, può divenire eccessiva e se è prolungata può portare all’esaurimento e alla sindrome di burn-out.
Il lavoro emozionale diviene, quindi, una parte imprescindibile dell’operato quotidiano dell’infermiere e in quanto tale è una competenza da formare e mantenere per evitare che generi stress. Un’adeguata preparazione specialistica e un altrettanto accurata formazione emotiva possono mettere a riparo da sentimenti di frustrazione, demotivazione, stanchezza.
La capacità empatica aiuta l’infermiere a fronteggiare lo stress e ad evitare il burn-out (Smith & Gray 2000). L’empatia è la capacità di immedesimarsi con gli stati d’animo e con i pensieri delle altre persone, sulla base della comprensione dei loro segnali emozionali, dell’assunzione della loro prospettiva soggettiva e della condivisione dei loro sentimenti (Bonino, 1994). In ambito clinico è associata ad un esito migliore della malattia e garantisce un miglior svolgimento delle operazioni quotidiane di trattamento e di diagnosi.

Obiettivi

  • Illustrare le principali metodiche dialitiche utilizzate: l’emodialisi e la dialisi peritoneale, gli accessi utilizzati, la Fistola Artero-Venosa (FAV,) il Catetere Venoso Centrale (CVC), il catetere peritoneale, la loro gestione dalla valutazione della funzionalità alla medicazione
  • Descrivere l’importanza della corretta alimentazione e controllo nell’assunzione dei liquidi
  • Riflettere sul processo di malattia come processo dinamico in cui entrano in causa fattori socio-culturali che influiscono sul modo in cui la persona malata, la sua famiglia e la società percepiscono, vivono e rispondono ai sintomi e alla disabilità

Contenuti

  • vedi brochure

Destinatari

  • Infermiere: 4 crediti ECM
  • Infermiere Pediatrico: 4 crediti ECM

Metodologia Didattica

  • Lezione frontale
  • Analisi e discussione di casi e problemi
  • Confronto/dibattito
Finalità
Obiettivi
Contenuti
Destinatari
Metodologia didattica

Caratteristiche dell'evento

Inizio evento Lunedì 11 Febbraio 2019 14:30
Termine evento Lunedì 11 Febbraio 2019 18:30
Costo per persona Iscritti OPI Udine: € 10,00 | Iscritti altri OPI: € 30,00
Ore totali 4
Orario dettagliato 11/02/2019: dalle 14.30 alle 18.30
Docenti Responsabili Scientifici: Dott.ssa Stefania Bevilacqua - Dott.ssa Mara Canzi - Dott.ssa Marilena Galli
Luogo UDINE (UD) - OPI DI UDINE
Allegato OPI2919UD1102.pdf
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